Con Abu Paolo nella “sua” Mar Musa

Seduto sui tappeti della chiesa con gli occhi chiusi, concentrato sulle parole della liturgia recitata in italiano, inglese e arabo. Nel buio che avvolgeva la piccola cappella di Mar Musa, il monastero arroccato su una montagna del deserto siriano, le candele accese evidenziavano i tratti del volto di padre Paolo Dall’Oglio. E’ l’immagine del gesuita che mi è rimasta impressa nella mente. Anche se l’ho incontrato altre volte, durante conferenze a sostegno del popolo siriano, la sua forza di spirito percepita in quell’agosto del 2008 è ancora scolpita nella mia memoria.

Padre Paolo Dall'Oglio

Padre Paolo Dall’Oglio

Paolo Dall’Oglio, o Abu Paolo come lo chiamano gli arabi, è un omone imponente di 58 anni, occhiali spessi, barba da saggio e un fare gentile ma deciso. Quando lo osservavo accogliere i turisti nella “sua” Mar Musa era chiaro chi avevo davanti: un uomo tenace, un gesuita che ha messo in campo la propria vita per passione, per seguire un’ideale. Nel 1982 rifondò il monastero per ospitare sia i cattolici sia gli ortodossi, evento che ha portato alla nascita del santuario di Mar Musa, una comunità spirituale ecumenica mista che promuove il dialogo tra cristianesimo e islam.

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Ramadan, a digiuno anche da Facebook

Senza mangiare, senza bere, senza fumare. E ora anche senza Facebook e Twitter. Perché il digiuno deve essere totale e includere anche quei social network che distraggono dalla lettura del Corano. Una posizione radicale non condivisa dalla maggior parte dei musulmani, ma che sta suscitando un dibattito durante questo Ramadan, il mese sacro del digiuno considerato uno dei cinque pilastri dell’Islam.

Fedeli pakistani in preghiera durante Ramadan (Afp)

Fedeli pakistani in preghiera durante Ramadan (Afp)

Se per alcuni devoti è importante ridurre l’uso dei social network (tweet e aggiornamenti di status non sono graditi), per altri, la scelta di restare connessi, rispecchia un nuovo modo di vivere l’Islam. Il fedele 2.0 non usa solo libri di carta per pregare e leggere la parola di Allah ma scarica app sullo smartphone che lo informano, per esempio, sull’ora della preghiera e gli ricordano di leggere una sura del Corano al momento adatto. La tecnologia al servizio della religione quindi. Continua a leggere

Fuori Morsi, dentro i militari corrotti, i veri traghettatori della democrazia in Egitto

Irhal irhal, vattene, urla in coro piazza Tahrir in diretta mondiale. La piazza da tempo simbolo del mondo musulmano brama democrazia ma si ritrova, paradossalmente, a cercare l’appoggio di un esercito corrotto che di fatto non è mai uscito di scena. Ed ecco che, cacciati dalla finestra, i militari rientrano dalla porta d’ingresso. Perchè oggi l’odio per Morsi, il cattivo accusato di voler islamizzare il Paese, è maggiore di quello per l’esercito che in queste ore si è messo alla guida dell’ennesimo colpo di stato all’ombra delle piramidi. Morsi, il leader dei Fratelli Musulmani eletto presidente solo un anno fa superando di poco un ex ministro di Mubarak viene così deposto, e ai domiciliari è costretto a trattare.

La protesta di piazza Tahrir è stata la miccia che ha portato alla destituzione di Morsi: ma chi controlla la transizione è l'esercito (Afp)

La protesta di piazza Tahrir è stata la miccia che ha portato alla destituzione di Morsi: ma chi controlla la transizione è l’esercito (Afp)

Il rischio di instabilità cresce. “Ho paura del caos”, mi scrive Ronak, un’ amica curda di Damasco sfuggita all’inferno siriano e ora costretta a vivere l’ennesimo colpo di stato egiziano.

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