Con velo e manette: Amina in tribunale dopo la protesta a seno nudo

Amina Sboui, la Femen tunisina (Afp)

Amina Sboui, la Femen tunisina (Afp)

Le manette ai polsi. Il velo bianco che cade disordinato sulla testa e che incornicia due occhi spauriti. Amina è tornata ad essere una ragazza di 19 anni abbandonando quella veste di lottatrice che, a seno nudo, ha sfidato la tradizione tunisina urlando la sua voglia di cambiamento al mondo intero. Amina Sboui (che si fa chiamare Amina Tyler) è la Femen tunisina che combatte la tradizione mostrandosi nuda in segno di protesta contro un sistema che non sente più suo. L’ultima contestazione in pubblico (coincisa con il suo arresto) il 19 maggio scorso davanti alla Grande moschea di Kairouan, con i radicali salafiti riuniti per una manifestazione in città. Nella stessa Kairouan si è presentata il 5 giugno circondata da agenti di polizia che la scortavano davanti al giudice istruttore. Dopo le proteste è arrivato il momento di rispondere alla legge tunisina. Come tutte le detenute è stata costretta a indossare un sefseri, un velo chiaro che la copriva dalla testa ai piedi nascondendo i suoi capelli biondo platino.

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Intervista a Lina Ben Mhenni, la blogger tunisina che ha sfidato il regime: “Mi minacciano di morte ma sono pronta a tutto. La protesta di Amina a seno nudo?Esagerata”

Lina Ben Mhenni (Afp)

Lina Ben Mhenni (Afp)

“Buon compleanno Lina”. “Grazie, ma c’è poco da festeggiare oggi in Tunisia”. Anche il giorno del suo 30° compleanno non è tempo per riposarsi: la rivoluzione non può aspettare. È schietta e diretta Lina Ben Mhenni, l’attivista e blogger tunisina protagonista della “Rivoluzione dei gelsomini” che, il 14 gennaio del 2011, ha portato alla fuga Ben Ali, l’odiato dittatore che ha governato il paese per 23 anni.
La Tunisian Girl (questo il nome del suo blog) non ha mai abbassato la testa di fronte alle minacce del regime e ha continuato a far sentire la sua voce di protesta. La sua lotta per i diritti umani e per l’abolizione della censura l’ha portata a un passo dal Nobel per la Pace 2011, poi vinto da un’altra donna araba, Tawakkul Karman. Oggi, dopo l’escalation di violenza in Tunisia racconta a Voci dal suq il difficile momento che sta attraversando il suo paese.
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