Caschi Bianchi: una storia tra guerra, Oscar e polemiche

“La vera vittoria non è stato l’Oscar… la vera vittoria è essere riusciti a salvare anche oggi una bambina colpita dalle bombe piovute su Idlib”.

A parlare è Khaled Kateeb, uno dei 3300 volontari di White Helmets, i caschi bianchi siriani, organizzazione umanitaria nata durante la guerra civile che lotta per salvare le vittime dei bombardamenti in Siria. La pellicola prodotta da Netflix che racconta le loro storie ed è stata premiata alla notte degli Oscar come miglior cortometraggio.

I Caschi Bianchi salvano una bambina a Idlib nelle stesse ore in cui il cortometraggio White Helmets viene premiato con l’Oscar a Los Angeles (Twitter)

White Helmets è una storia che parla di eroi. In 40 minuti il regista Orlando von Einsiedel racconta le esperienze di tre componenti del gruppo alternando riprese amatoriali, video effettuati sul luogo e interviste: un vero e proprio racconto degli orrori della guerra civile siriana.

Eppure da tempo l’organizzazione è al centro di polemiche per presunti legami con gruppi estremisti e per la provenienza dei finanziamenti che le permettono di andare avanti. La nebulosa siriana è indecifrabile: difficile conoscere in maniera netta e chiara i confini che separano le dozzine di gruppi attivi nella guerra.

I detrattori dei Caschi Bianchi parlano di un gruppo sostenuto dai governi di Washington, Londra e Berlino il cui vero scopo sarebbe promuovere la caduta di Bashar al Asad. I video dei White Helmets indicano come responsabili di tutte le atrocità il dittatore siriano e il suo alleato russo Putin rendendo agli occhi dell’Occidente ancora più urgente e necessario un cambio di regime in Siria.

Chi attacca i White Helmets parla di un gruppo costituito da soggetti legati a gruppi jihadisti vicino ad Al Qaeda e da veri e propri “manipolatori digitali” in grado di produrre video artefatti, inscenando falsi salvataggi per uno scopo non umanitario ma politico.

La pagina Twitter dei White Helmets – Idlib (Twitter)

Hollywood – e gran parte della comunità internazionale – non credono a queste accuse. I Caschi Bianchi sono stati candidati al Premio Nobel per la Pace nel 2016, hanno vinto la statuetta nel 2017 e ora George Clooney sta già pensando di girare un film sulla loro storia.

La politica di Washington invece sembra più cauta. Nei giorni precedenti alla premiazione a Los Angeles le autorità statunitensi per l’ immigrazione hanno vietato l’ingresso nel Paese al direttore della fotografia del cortometraggio, Khaled Khateeb, 21 anni, siriano. Khateeb sarebbe stato trattenuto in Turchia dopo aver già ottenuto il visto per entrare negli Usa.

twitter@elia_milani