La farmacia italiana ad Aleppo a 100 metri dalla linea di fuoco

Ad Aleppo basta sbagliare strada per finire sulla linea dei combattimenti e rischiare la vita. E nel labirinto di vicoli che formano la città vecchia è praticamente impossibile non perdersi. Zena però la strada la conosce bene e sa come portare a destinazione il prezioso carico che ha tra le mani. Non si tratta di computer, cellulari o gps ma di latte in polvere, antibiotici, antidolorifici, sciroppi, antinfiammatori e cortisone spediti da Modena e arrivati in città grazie a Time4Life, l’associazione italiana che organizza viaggi in Siria per portare aiuti e medicinali. E’ solo grazie a loro se in mezzo alle macerie della città vecchia patrimonio dell’Unesco è stata aperta l’unica farmacia italiana, a cento metri dalla red zone dove esercito di Assad e ribelli si affrontano senza sosta. Per evitare di finire sotto il fuoco incrociato ci vogliono giovani come Zena che conoscono i vicoli a memoria e sono in grado di rifornire la farmacia trasportando i pesanti scatoloni pieni di medicine italiane.

Armi chimiche e terremoto – “Ora aspettiamo l’atropina, il medicinale che cura l’intossicazione da gas nervino”, dice Elisa Fangareggi, la fondatrice di Time4Life. Dopo il bombardamento con le armi chimiche i siriani hanno paura. Molti hanno lasciato i campi profughi al confine con la Turchia dopo l’attacco del 21 agosto. “Per la prossima spedizione puntiamo ad inviare molte fiale di atropina, anche se speriamo di non doverle utilizzare”.

Elisa è l’anima di Time4Life. Avvocato modenese di 32 anni e madre di tre figlie ha avuto l’idea di far nascere l’associazione dopo l’incontro con Firas, un giovane siriano fuggito con la sua famiglia da Aleppo nel marzo del 2011. I due hanno deciso di dar vita a questo gruppo per aiutare amici e familiari rimasti in patria. Il cuore dell’associazione è l’Emilia, zona colpita dal terremoto: “Il basso modenese ha contribuito moltissimo a raccogliere i primi aiuti perchè ha vissuto lo stesso disagio durante il sisma: sono persone che sanno cosa vuol dire non aver più una casa dove stare”, racconta Elisa.

Prima di lanciarsi in questo progetto la mamma-avvocato ha riunito la famiglia. “Se mia figlia maggiore di 14 anni mi avesse detto di non andare sarei rimasta a casa”. Non l’ha fatto, e quando Elisa è in Siria è lei a prendersi cura delle sorelline, preparando loro la cena e mettendole a letto, in una cameretta che molti piccoli siriani non hanno più.

Coperte Ue e minigonne – In pochi mesi grazie al passaparola si è sviluppata una rete umanitaria che attraversa l’Italia da nord a sud: centri Time4Life sono attivi in 15 regioni di’Italia, a Milano, Roma, Torino, Catania, Udine e Bologna solo per fare alcuni esempi. E non mancano i referenti all’estero: a Vienna, Amburgo, Parigi e al Cairo amici e volontari raccolgono gli aiuti destinati ai siriani.

“Molti degli aiuti promessi non arrivano a destinazione: nelle città turche al confine con la Siria abbiamo visto vendere coperte, riso e semolino per bambini con l’etichetta ‘aiuti umanitari Ue'”, dice Elisa. “Le medicine che inviamo noi arrivano direttamente dentro la Siria come si può vedere nei video caricati sulla nostra pagina Facebook“. Operativa dal settembre del 2012 l’associazione modenese ha visto crescere ora dopo ora l’interesse nel loro progetto. “Ci arrivano 20 richieste al giorno di persone che vogliono partire insieme a noi. Tra loro ci sono persone affascinate dall’esotico che non sono pronte ad affrontare l’inferno siriano”. Qualche difficoltà anche con gli aiuti raccolti: “Tanti donatori non conoscono la Siria e inviano minigonne e abiti di paillettes che non saranno mai indossati da ragazze e donne musulmane!”.

L’interno della farmacia italiana ad Aleppo (sullo sfondo Elisa Fangareggi, fondatrice di Time4Life)

Protezione jihadista – Ma per poter essere attivi in una zona di guerra c’è bisogno di protezioni. “Siamo entrati in contatto con le katibe (brigate) che controllano l’area: quando hanno capito che volevamo solo aiutare la gente ci hanno garantito la loro protezione via terra”, racconta Elisa. “Tra chi ci protegge dagli attacchi delle milizie di Assad ci sono anche i combattenti di Al Nusra, la brigata jihadista…A me non interessa la loro politica: quello che posso dire con certezza è che a livello umanitario sono i numeri uno”. Qualcuno potrebbe dire che è grazie agli estremisti se i container, i furgoni (e negli ultimi giorni anche un’ambulanza) sono riusciti a entrare in una zona di guerra. “Non bisogna farne un discorso politico: l’importante è salvare vite”, taglia corto Elisa. La sua preoccupazione ora è tutta per la prossima partenza. C’è da portare l’atropina. E la farmacia di Aleppo ha bisogno di essere rifornita.

twitter@elia_milani