Neve. Non quella che fa sospendere le partite di Champions, ma quella che ti gela il sangue e ti uccide. Neve che copre le tende dei campi profughi al confine tra Siria e Turchia. Neve che cade silenziosa e si posa sui corpi dei bambini che non hanno da mangiare perché il confine turco, da cui arrivano i rifornimenti, è chiuso da giorni. Neve che cade sulle macchine. Che, anche se il confine è bloccato, passano il valico per vendere a prezzi triplicati il pane e le coperte che ad Aleppo non ci sono più. Neve, calpestata dai piedi gonfi come palle dai piccoli profughi siriani che si riscaldano in compagnia dei pidocchi vicino alle rare stufe a carbone. Neve, bella perchè bianca e silenziosa. Che diventa fango sotto i piedi di bambini circondati da freddo e guerra.
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