Cento ragazzi che strisciano nella sabbia tra le pallottole. Cento ragazzi che diventano combattenti. Cento ragazzi pronti a morire per il loro Califfo. Sono gli shabab, le nuove reclute dello Stato Islamico che in fila, vestiti di bianco, frequentano uno dei tanti campi di addestramento nel cuore del Califfato. E’ dima’ al jihad, “sangue del jihad”, l’ultimo video diffuso dallo Stato Islamico che racconta la formazione dei giovani combattenti dell’Isis.
Il campo si trova nel governatorato di Ninawa, nel nord ovest dell’Iraq, al confine con la Siria, pieno Stato Islamico.
Nel filmato si vedono non solo facce giovani ma anche volti più esperti. Come quella dell’addestratore con il cappellino che spiega le prove che dovranno affrontare i giovani jihadisti (test di resistenza, calci nello stomaco, recupero feriti e combattimento corpo a corpo). O come quella di un religioso barbuto che, in perfetto arabo classico, incita i giovani alla lotta (qital) e al martirio (istishad). Su di loro, sempre presente, sventola la bandiera nera. Sullo sfondo anche tende con impresso il simbolo US (United States) frutto forse di un bottino di guerra.
La scena cambia. Pareti rosa e bandiere nere. Seduti in otto file parallele, ragazzi con il volto coperto imbracciano Rpg e imparano a montare e smontare più in fretta che possono il loro kalashnikov.
Almeno cinque campi come questo sono stati bombardati dai jet americani a Raqqa, Abu Kamal, Deir az-Zur, Hasakah, Manjib. Ma niente sembra fermare gli uomini di Al Baghdadi che possono contare anche sull’aiuto di 10mila soldati stranieri, molti di loro americani. Domenica 12 ottobre, durante la battaglia a Kobane (al confine tra Siria e Turchia) i social media hanno riportato la notizia della morte di Abu Muhammed al Amriki, cioè l’americano. Una vittima born in Usa, addestrata in un campo dello Stato Islamico.
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