Yuval Noah Harari e il mondo dopo il Coronavirus

Guai a chiamarlo profeta. (“Non credo nei veggenti, né tantomeno nei profeti: nessuno è in grado di prevedere il futuro”). Eppure Yuval Noah Harari, professore di storia alla Hebrew University di Gerusalemme, è considerato una mente così brillante da essere in grado di analizzare (e forse anticipare) le sfide delle società del futuro.

Lo storico e scrittore israeliano Yuval Noah Harari a Seoul nel 2016 (EPA/YONHAP SOUTH KOREA OUT)

“Non ho mai fatto così tante interviste come in questo periodo”, ha confessato l’autore di Sapiens, Homo deus e 21 lezioni per il XXI secolo, best seller da 25 milioni di copie che trattano l’evoluzione della nostra specie e il possibile futuro dell’umanità. Ma in poche settimane il Coronavirus ha cambiato la vita di miliardi di persone e Harari è sembrato un punto di riferimento per capire come le selte di oggi nella lotta al virus potrebbero influenzare la nostra vita di domani.

“In momenti come questo si dice che la storia sta accelerando”, ci dice via Zoom dal salotto di casa sua, in un moshav a metà strada tra Gerusalemme e Tel Aviv. “Questo significa che oggi le persone sono disposte a fare molto velocemente cose che in tempi normali non avrebbero mai fatto o che avrebbero richiesto anni di consultazioni e discussioni. Nella mia Università abbiamo discusso per anni la possibilità di tenere alcuni corsi esclusivamente online e non lo abbiamo mai fatto: con questa crisi, in una settimana, abbiamo spostato tutti i corsi in Rete e sono sicuro che molti di questi rimarranno online anche al termine della crisi. Lo stesso vale per il mercato del lavoro: si è parlato a lungo di house working, ma solo questa crisi ha costretto moltissime società a metterlo in pratica”.

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Intelligenza artificiale, machine learning e robot sono temi centrali nei libri di Harari che ora tornano più cha mai al centro del dibattito mondiale. “La crisi sta accelerando il processo di automazione”, continua lo storico. “Nelle case di riposo e negli ospedali non c’è sufficiente forza lavoro e c’è il rischio che il personale si infetti. Già oggi robot e computer vengono impiegati in corsia e quando la crisi sarà finita è molto probabile che quelle macchine non verranno spente, ma sostituiranno il personale in carne e ossa”.

Nella battaglia globale per fermare il Covid-19 si inizia a parlare di applicazioni per monitorare gli spostamenti dei contagiati e di veri e propri strumenti di tracciamento. Un tema noto in Israele (paese dove Harari vive) che su ordine della Knesset (il parlamento israeliano) ha autorizzato lo Shin Bet, i servizi segreti interni, a tracciare i cellulari delle persone contagiate usando gli stessi software impiegati nella lotta al terrorismo.

Yuval Noah Harari durante l’intervista realizzata via Zoom

“Non sono contro l’uso delle nuove tecnologie di sorveglianza in questa crisi, ne abbiamo bisogno, ma si deve agire con attenzione e responsabilità”, ammonisce Harari. “Quando si mette in piedi un sistema di sorveglianza di massa è necessario sapere che una volta introdotto è molto difficile da smantellare. Ci saranno sempre argomenti sul perché dovremmo continuare a mantenere attivi quei controlli anche quando il numero di contagiati da covid sarà zero. Ci sarà sempre qualcuno che vorrà mantenere in vita quel sistema in vista di una seconda ondata, di una terza o di una nuova pandemia di influenza, o per l’arrivo dell’Ebola. La storia ci insegna che, una volta introdotte, certe misure di emergenza non vengono mai abolite: lo abbiamo visto negli Stati Uniti dopo l’11 settembre con il Patriot Act“.

In queste settimane il futuro sembra più nero che mai, eppure per Harari questa crisi rappresenta un’opportunità. “La pandemia da Covid-19 può darci una lezione: ascoltare con più attenzione quello che ci dicono gli scienziati. Questa crisi sanitaria non era un evento impossibile da prevedere, la possibilità di una pandemia era sul tavolo e se ne è parlato e scritto in molte ricerche. Negli ultimi anni ci sono state tante teorie cospirazioniste, fake news e un atteggiamento anti scientifico che ha invitato la gente a non ascoltare gli scienziati. In queste settimane ‘scientifico’ è tornato ad essere sinonimo di ‘affidabile’. In Israele hanno chiuso le sinagoghe, in Iran hanno chiuso le moschee, il Papa ha detto alle persone di stare lontani dalle chiese in seguito alle raccomandazioni degli scienziati. Spero che continueremo ad ascoltare i consigli della scienza anche al termine di questa crisi, quando si parlerà di cambiamento climatico: allora dovremo ascoltare gli scienziati con la stessa attenzione, perché potenzialmente il cambiamento climatico sarà molto più devastante del Covid-19″.

Twitter@elia.milani