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Viaggio a Molenbeek, il quartiere nascondiglio dei terroristi dell’Isis
Lo Stato Islamico compie un anno: i primi 365 giorni del Califfato nero
Libri e shari’a: ecco come funziona la scuola nello Stato Islamico
Guerra e decapitazioni. Barbe lunghe e kalashnikov. Campi d’addestramento e martiri. Ma l’Isis non è solo questo. Il consolidamento dello Stato Islamico parte dai banchi di scuola. E’ nelle madrase che dal giugno scorso si studia su libri nuovi, volumi epurati dalla gerarchia dell’Isis per essere conformi ai dettami della shari’a.
“I libri di fisica e di chimica contengono molte leggi empie, dobbiamo stare attenti a non contaminare le menti dei bambini che studiano nei territori controllati dall’Isis”, ha raccontato al sito Syria Deeply Balqis, una ex professoressa di Raqqa, la città siriana capitale del Califfato nero.
E’ da questa città che il nuovo “verbo” viene diffuso. E’ qui che inizia la formazione dei nuovi insegnanti e una “rivisitazione ed epurazione” dei programmi di studio tradizionali. Perchè dall’insediamento del nuovo Califfo, matematica, fisica, storia e chimica si studiano su libri rivisti e corretti in modo da non contraddire le leggi di Allah.
Prima dei campi di addestramento militare, sono le pagine dei nuovi libri che plasmano la mente e il cuore dei jihadisti di domani. Aboliti i curriculum precedenti, i residenti hanno dovuto bruciare i vecchi manuali scolastici oggi considerati una violazione della legge divina. Chi non si è voluto piegare alle nuove regole è stato costretto a scappare.
Chi garantisce il rispetto delle norme è la Brigata al Khansaa, un gruppo di sole donne nato dopo la nascita del Califfato. Questo gruppo ha organizzato a Raqqa un seminario per la formazione degli insegnanti a cui ha partecipato anche Balqis, la ex professoressa siriana poi fuggita in Turchia, da dove ha raccontato la sua storia.
“Per 6 mesi noi insegnanti non abbiamo ricevuto lo stipendio dal governo. Mio marito è stato arrestato dall’Isis. Ho deciso di unirmi al gruppo insegnanti dello Stato Islamico: pensavo che se avessi collaborato con loro mio marito sarebbe stato liberato…e poi avevo bisogno di guadagnare qualcosa per la mia famiglia e i miei figli… Tutto è diventato più costoso dopo l’inizio dei bombardamenti della coalizione.
Sono andata al Centro educativo della città ora rinominato “Institution of Ayesha Om al-Moamneen” (il nome della moglie di Maometto). C’era un forte profumo di incenso e niente era più come prima. Tutti i libri erano stati portati via, tutto era coperto con drappi neri…gli unici libri che si potevano trovare erano volumi sulla giurisprudenza islamica […] C’erano molte copie di un libro chiamato “La guida del credente”, che veniva distribuito insieme ad altri libricini su temi religiosi. Prima in quel posto c’era un teatro adibito a eventi culturali, ora c’è un grande tavolo sommerso di libri sul monoteismo, la giurisprudenza e altre materie islamiche.
Dopo 10 minuti un gruppo di donne è entrato nel teatro indossando un chador, un vestito che copre tutto il corpo come quelli che si usano in Afghanistan, molto diverso da quelli che usiamo in Siria. Una delle donne si è alzata il velo mostrando il volto. Ha posato la sua pistola sul tavolo mentre le altre donne rimanevano in piedi accanto a lei, armate, senza mostrare il loro viso. La situazione era tesa e avevamo paura. Una di loro ci ha consegnato alcuni fogli su cui si trovavano le nuove istruzioni da seguire nelle scuole. La donna ha iniziato il suo discorso recitando alcuni versi del Corano. […] si esprimeva in arabo classico… parlava del ruolo dell’Isis […] nel contrastare l’Occidente e gli infedeli. Poi ha parlato dei doveri di noi insegnanti. Il suo tono è diventato più tagliente… è diventato ancora più duro quando si è messa a parlare della blasfemia dei vecchi programmi di insegnamento.
La donna ripeteva che i nostri libri di poesia […] i libri di scienze erano pieni di bugie, blasfemia e manipolazioni…diceva che in quei testi la creazione di Dio era stata corrotta per propositi mondani… […] diceva che la genetica e la teoria di Darwin non hanno niente a che fare con la verità ma che erano un modo per mettere in discussione e indebolire il nostro credo in Dio. Ha detto lo stesso della fisica e della chimica, materie che contengono molte leggi impure. Ci ha ripetuto che dobbiamo stare attenti a non corrompere le menti dei nostri bambini.
L’Isis in Libia e il rimpianto del dittatore: “Se ci fosse Gheddafi…”
Di fronte ai tagliagole dell’Isis ci si scopre filo dittatori. “Se Gheddafi fosse vivo l’Isis non sarebbe a un passo dall’italia”, si dice. Si rimpiange il pugno di ferro del leader della ex Jamahiriyya e i suoi rapporti privilegiati con l’Italia. Perchè di fronte al terrore di essere invasi da incappucciati con coltellacci tra le mani, prevale l’istinto di sopravvivenza. E’ il trionfo della realpolitik, la politica concreta che non lascia spazio alla morale. Le violenze e le torture di Gheddafi sui libici passano in secondo piano. A guidarci ora è la paura, quella che ci fa immaginare le porte di casa nostra abbattute da miliziani che sognano l’espansione del Califfato nero fino alle porte di Roma.
Uno scenario anticipato dallo stesso leader libico in una delle sue ultime interviste nel marzo 2011, sette mesi prima di essere ucciso. “Il regime qui in Libia va bene. E’ stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia […] Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale, una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa. Non lo consentirò!”. Continua a leggere
Terrorismo nel Pacifico, l’Isis alla conquista dell’Indonesia
Bandiere nere che sventolano, ragazzi in moto che urlano il nome di Allah. Non siamo per le strade di Raqqa, cuore dello Stato Islamico, ma a Makassar, città di Sulawesi, una delle più grandi isole dell’Indonesia.
Nel paese musulmano più grande del mondo – che conta oltre 200 milioni di fedeli a Maometto – va così in scena uno dei più grandi cortei marchiati Isis mai visti, un atto di sottomissione e affiliazione al Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Si è trattato di una processione di motociclisti con caschi, maglie, cappellini e bandiere neri che di bianco hanno solo la scritta “non c’è altro Dio all’infuori di Allah”.
In sottofondo, oltre all’onnipresente musica usata nei video “ufficiali” dello Stato Islamico, si sentono voci che urlano “Allah u akbar” o ripetono con ossessione “Dawla al Islam baqiyya”, “lo Stato Islamico è qui per restare”.