Ai suoi baffoni non ha mai pensato di rinunciare. Ci ha messo così tanto a farli crescere e non ha nessuna intenzione di tagliarli, nonostante le numerose minacce di morte. Malik Amir Mohammad Khan Afridi ha 48 anni e da 20 anni impomata, accarezza e profuma i suoi baffi di 76 centimetri che si inarcano fino all’altezza della fronte. Tra gli abitanti del suo villaggio di Banna, 250 chilometri a nord di Islamabad, tutti lo considerano una star. Non gli uomini di Lashkar-i-Islam, gruppo di estremisti islamici che lotta per imporre la shari’a. E che non tollera quei baffi che si innalzano troppo verso il cielo.
Negli ultimi quattro anni il baffuto pakistano è stato più volte minacciato di morte. Nel 2009 i terroristi lo hanno sequestrato per un mese e lo hanno rilasciato solo dopo la sua promessa di radersi. Malik però non ha accorciato di un centimetro i suoi baffoni neri e si è trasferito nella vicina Peshawar lasciando nel suo villaggio la moglie e i 10 figli. Ha preferito una vita da esiliato lontano dai suoi cari piuttosto che rinunciare al suo rituale mattutino preferito: una toeletta di mezz’ora per trattare i baffi con olio di mandorle e con una speciale cera di composizione ignota che gli costa 150 dollari al mese, il triplo dello stipendio medio di un insegnante pakistano. Continua a leggere