La macchina svolta a destra, prende una curva e si dirige verso il check point sorvegliato dai soldati israeliani. Alle loro spalle il muro alto nove metri circonda su più lati uno spazio pieno di camion, negozi e venditori ambulanti. “Questa è la terra di nessuno”, ci racconta Marco, 37enne di Bolzano e project manager di Cesvi, Ong italiana attiva in loco. “La vera entrata del campo di Shuafat si trova laggiù”. A darci il benvenuto è quella che in gergo tecnico i lavoratori delle Ong chiamano “transfer station”, una piccola discarica a cielo aperto dove finisce tutta la spazzatura… Continua a leggere