L’Isis in Libia e il rimpianto del dittatore: “Se ci fosse Gheddafi…”

Di fronte ai tagliagole dell’Isis ci si scopre filo dittatori. “Se Gheddafi fosse vivo l’Isis non sarebbe a un passo dall’italia”, si dice. Si rimpiange il pugno di ferro del leader della ex Jamahiriyya e i suoi rapporti privilegiati con l’Italia. Perchè di fronte al terrore di essere invasi da incappucciati con coltellacci tra le mani, prevale l’istinto di sopravvivenza. E’ il trionfo della realpolitik, la politica concreta che non lascia spazio alla morale. Le violenze e le torture di Gheddafi sui libici passano in secondo piano. A guidarci ora è la paura, quella che ci fa immaginare le porte di casa nostra abbattute da miliziani che sognano l’espansione del Califfato nero fino alle porte di Roma.

Il leader della Jamahiriyya Muammar Gheddafi (1942 - 2011)

Il leader della Jamahiriyya Muammar Gheddafi (1942 – 2011)

 

Uno scenario anticipato dallo stesso leader libico in una delle sue ultime interviste nel marzo 2011, sette mesi prima di essere ucciso. “Il regime qui in Libia va bene. E’ stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia […] Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale, una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa. Non lo consentirò!”.

Un fermo immagine del video diffuso dall'Isis girato sulle coste libiche. "Conquisteremo Roma con il volere di Allah", dice in inglese il mujahidin (You Tube)

Un fermo immagine del video diffuso dall’Isis girato sulle coste libiche. “Conquisteremo Roma con il volere di Allah”, dice in inglese il mujahidin (You Tube)

Ora il dittatore non c’è più. Molti lo rimpiangono e vogliono la guerra. A tanti sembra inutile parlare adesso di progetti europei come l’Unione del Mediterraneo (nata nel 2008 per volontà di Sarkozy e malvista da Gheddafi). Progetti che avrebbero dovuto trasformare il Mediterraneo in uno spazio condiviso tra Europa e Nord Africa ma che hanno lasciato che quella distesa d’acqua rimanesse un confine. Quel mare sempre meno nostrum (cioè condiviso) rischia ora di diventare la linea del fronte, teatro di sbarchi (destinati ad aumentare) e di guerra.

twitter@elia_milani

5 risposte a “L’Isis in Libia e il rimpianto del dittatore: “Se ci fosse Gheddafi…”

  1. La mummia “napolitano”, adesso è contento con il danno che ha procurato con la sua politica estera di lacchè. Egli con la sua aberrante è criminale ideologia (comunista) deve esse imputato per alto tradimento nei confronti dell’Italia.

  2. Si tratta della scoperta dell’acqua calda. Lasciare certe culture prive di un capo assoluto (califfo , raiss , sultano , dittatore etc.) , che ha il potere di darti una carezza o tagliarti la testa , é sempre stato il peggiore errore della mentalità occidentale , completamente a digiuno dei meccanismi propri a dati popoli. La demolizione del regime di Saddam Hussein , non della sua persona in particolare, ha generato il caos Al Quaida poiché le stesse strutture militari ed amministrative del regime , in fin dei conti i nostri burocrati , si sono trovate esautorate da ogni funzione con la sola alternativa della ribellione. Tali persone , formate ed edotte del funzionamento del sistema stato iracheno , anziché essere riutillizzate per il corretto funzionamento della nuova struttura paese , ne sono state escluse. Porte aperte alla democrazia occidentale=porte aperte alle lotte tribali ed infiltrazioni terroristiche, il caos. La Libia , stesso scenario , anzi in peggio in quanto a differenza dell’Iraq , ove il partito Baath rappresentava una solida organizzazione , Gheddafi era da solo tutto il sistema libico. Le tribu’ libiche , da sempre estremamente conflittuali fra loro , son state riunite sotto il controllo d’un’unica autorità centrale. Con le buone , con le cattive , con il compromesso ma alla fine vi era un risultato, una stabilità , la possibilità di una controparte relativamente affidabile. Fino alla caduta di Gheddafi , escludendo gli anni 80 , il paese Libia era ricco , rappresentava un mercato estremamente importante , sia in termini d’esportazioni che d’importazioni ,per l’Ilalia. Con la caduta di Gheddafi , sponsorizzata in maniera frettolosamente vergognosa dai francesi per coprire le magagne in merito ai finanziamenti libici della campagna presidenziale di Sarkozy e ,nella foga, per incrementare la loro influenza politico-economica sul territorio libico, é stato aperto il vaso di Pandora. I risultati sono lampanti sotto i nostri occhi. La Primavera Araba faceva troppo gola alla sinistra europea. Radunava folle e consensi morali.Ora dobbiamo sperare nell’aiuto degli americani , inglesi e per giunta anche dei francesi , loro almeno i loro interessi provano realmente a salvaguardarli , per toglierci da questa situazione che non potrà che degenerare ulteriormente. La nostra classe politica , salvo poche eccezioni , é totalmente incapace di prendere una decisione di real politik , nemmeno per salvarsi le natiche.

  3. Non dico queste cose col “senno di poi” … ma le dico da anni: “gli arabi non sono pronti per le democrazie di tipo occidentale … se cade Gheddafi si crea il caos e la deriva fondamentalista”. Ma i nostri Governanti sono ancor più ignoranti e lo hanno pure bombardato. Ora sono cavoli nostri … e la colpa è di tutti quelli che hano votato questi buffoni di politici incapaci di avere una strategia politica internazionale e di valutare le conseguenze delle proprie stupide azioni col risultato che “bombardare Gheddafi va bene … bombardare l’Isis non va bene” … con l’Isis SI DOVREBBE DIALOGARE … Se è così allora mandate a dialogare Renzi e sopratutto quell’ignorante di Prodi!!!

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