Ramadan, a digiuno anche da Facebook

Senza mangiare, senza bere, senza fumare. E ora anche senza Facebook e Twitter. Perché il digiuno deve essere totale e includere anche quei social network che distraggono dalla lettura del Corano. Una posizione radicale non condivisa dalla maggior parte dei musulmani, ma che sta suscitando un dibattito durante questo Ramadan, il mese sacro del digiuno considerato uno dei cinque pilastri dell’Islam.

Fedeli pakistani in preghiera durante Ramadan (Afp)

Fedeli pakistani in preghiera durante Ramadan (Afp)

Se per alcuni devoti è importante ridurre l’uso dei social network (tweet e aggiornamenti di status non sono graditi), per altri, la scelta di restare connessi, rispecchia un nuovo modo di vivere l’Islam. Il fedele 2.0 non usa solo libri di carta per pregare e leggere la parola di Allah ma scarica app sullo smartphone che lo informano, per esempio, sull’ora della preghiera e gli ricordano di leggere una sura del Corano al momento adatto. La tecnologia al servizio della religione quindi.

La vita pratica durante il Ramadan non si ferma e non si deve fermare, come ci ha insegnato il nostro profeta Muhammad“, mi scrive sulla chat di Facebook Bilal, musulmano di Trento e attivista siriano che dall’inizio del mese sacro non ha mai smesso di aggiornare i social network sulla guerra in Siria. “E’ giusto evitare di perdere tempo in cose futili, ma l’impegno, anche quello su Facebook e Twitter, deve essere mantenuto se ha un fine utile alla società. E poi ci è stato prescritto: il Ramadan deve essere un mese di fede, spiritualità e buone azioni”.

Ragazzo saudita in un internet point di Riyadh, Arabia Saudita (Afp)

Ragazzo saudita in un internet point di Riyadh, Arabia Saudita (Afp)

Digiuno in America,  tweet in Arabia Saudita – Saud Inan, un musulmano di Atlanta, ha scelto invece di astenersi completamente da Facebook e Twitter e di trascorrere più tempo leggendo il Corano. “Voglio essere sicuro che in questo Ramadan non abbia distrazioni di alcun tipo”, ha detto all”Huffington Post. “Sto riducendo le attività che non hanno a che fare con la religione. Sento che dovrei concentrarmi di più sull’introspezione e sul mio spirito. A volte Facebook e i social media possono essere sovraccarichi di informazioni”. Non la pensa così Amin, siriano che vive in Arabia Saudita, la culla dell’Islam wahabita più conservatore, ma anche il paese arabo che cinguetta di più con i suoi 3milioni di utenti su Twitter. “La gente usa Facebook per farsi gli auguri e per mostrare agli amici le foto della rottura del digiuno ogni sera. Non avrebbe senso privarsene. E poi digiuno da cosa? Un conto è astenersi dal chattare con le ragazze…Quello lo capisco. Ma astenersi dall’usare internet non è giusto. Chi lo fa rappresenta una minoranza tra noi musulmani”.

Come Amin la pensa Hussein Rashid, un professore all’Università di Hofstra, sbarcato come altri 60 milioni di musulmani su Facebook e Twitter. Negli ultimi tre anni il professore ha lanciando l’hashtag #ttquran twittando circa il 40% dei versetti del Corano ai suoi oltre 3mila follower. “La preghiera ormai non si limita più alle moschea o alla comunità. Ci sono piattaforme virtuali sui social media e noi dobbiamo tenerci al passo della civiltà”.

Ma cosa dice il Corano a proposito dell’uso o meno dei social media? Nulla, perché quando il sacro libro veniva dettato dall’Arcangelo Gabriele a Maometto mancavano ancora 1400 anni anni prima che nascessero Zuckerberg e Dorsey, gli inventori di Facebook e Twitter.

 @elia_milani