Gli attentati dei jihadisti fai-da-te: dalla strage di Tolosa all’attacco di Sydney

Cani sciolti, jihadisti fai-da-te che al grido di “Allahu akbar” disseminano terrore e morte in tutto il mondo. Sono i terroristi della porta accanto che, seguendo l’appello dei leader estremisti, con una macchina, un coltello o a colpi di khalashniokov seminano morte.
Uno di loro era Mohammed Bouyeri, 26enne olandese di origine marocchine, il ragazzo che la mattina del 2 novembre 2004 uccise a colpi di pistola Theo Van Gogh, regista e nipote del famoso pittore. Bouyeri disse di aver agito per difendere il nome di Allah e per protesta contro Submission, il breve documentario che Van Gogh aveva girato poco tempo prima sulla condizione delle donne nella cultura islamica. Nel film – che fu ritirato per le proteste e i disordini che causò – erano citati alcuni versi del Corano scritti sui corpi nudi delle protagoniste, che secondo gli autori della pellicola legittimerebbero l’autoritarismo degli uomini nei confronti delle donne.
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Un altro mujahidin solitario al servizio di Allah era Mohammed Merah, 24enne di origini algerine autore della strage di Tolosa del marzo 2012. Un carrozziere ben educato che si autodefiniva un combattente affiliato ad Al Qaeda: uccise tre soldati francesi, tre studenti e un insegnante in una scuola ebraica registrando le sue imprese con una telecamera. Il suo furore religioso gli permise di tenere sotto scacco tutta la Francia per 32 ore, asserragliato nel suo appartamento armato fino ai denti. Le teste di cuoio lo uccisero proprio come lui voleva, come uno shahid, un martire, con un’arma tra le mani.

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