“La ragazza di Homs”: una storia d’amore tra guerra, migrazioni e speranza

Leila è una ragazza siriana disposta a tutto per seguire l’amore e per mettere in salvo la sua famiglia in fuga dalla guerra. Una ragazza forte e determinata che si lascia bruciare dalle passioni: quella per la libertà (che la spinge a unirsi alle prime proteste anti Assad) e quella per il suo fidanzato Bilal.
Leila è un personaggio di fantasia ispirato a una persona vera, la protagonista del romanzo “La ragazza di Homs“, scritto dalla giornalista italo siriana Susan Dabbous.

“Dietro a Leila c’è Bir, una ragazza in carne e ossa che ho conosciuto”, racconta la giornalista durante la presentazione del suo libro in un elegante salotto a Gerusalemme Est. “Tutti i nomi delle persone presenti nel libro sono inventati ma i fatti che descrivo sono realmente accaduti a uomini e donne che ho incontrato nel corso dei miei anni passati in Medio Oriente e in Italia”.

Susan Dabbous durante la presentazione del libro “La ragazza di Homs” a Gerusalemme (foto Giona Messina)

Homs, Beirut, Tripoli. Poi Lampedusa, Palermo e Milano. Sono i luoghi di Leila che fanno da sfondo all’odissea (sua e della sua famiglia) che rappresenta in modo paradigmatico il dramma e la speranza di un popolo.

La Leila di Susan è una ragazza che ama il suo paese e che fin da piccola non accetta l’indottrinamento del regime di Assad che nelle scuole rende ancora omaggio all’ex presidente Hafiz (padre dell’attuale rais) morto da tempo ma considerato quasi una divinità. 

A 14 anni, ormai al primo anni di liceo scientifico, durante l’ora di una materia chiamata “Socialismo” la professoressa dettò: ‘Il nostro sacro presidente è immortale’. Subito dopo, perplessa, Leila chiese: ‘Cosa vuol dire che è immortale? Il presidente è già morto’.

Quelle parole le costeranno punizioni severe che però non fermeranno la giovane dall’unirsi alle prime proteste anti regime per le strade del quartiere Bab al Drib a Homs nel 2011.

“Leila é una giovane donna che cade ma si rialza sempre. L’hanno picchiata, minacciata, le hanno distrutto la casa, torturato il fratello, l’hanno cacciata via dal Libano perchè si stava battendo contro lo sfruttamento delle prostitute. Ma invece di spaventarsi decide di affrontare il mare e venire in Italia. E’ come se avesse tracciato una strada per la sua sopravvivenza”, racconta Susan. 

Il cuore del romanzo è il rapporto travagliato con il fidanzato Bilal, giovane siriano che, scappato dalla sua Homs, non riesce a trovare un equilibrio in un Libano che subisce malvolentieri l’ondata di profughi siriani.

 “Sono discriminato dai libanesi perchè sono siriano e non mi fanno lavorare. Sono discriminato dai siriani ribelli perchè sono un uomo sano e non combatto. Sono ricercato dal regime siriano perchè sono un disertore ma non ho neanche avuto le palle di disertare il servizio militare guardando negli occhi il mio comandante per dirgli che puzza di merda, come questo regime e il suo presidente”. 

“I problemi di Leila e Bilal sono i problemi identitari di una generazione di ventenni siriani costretti a scappare da una società senza speranza, dove la violenza e l’esclusione caratterizzano ogni aspetto della quotidianità”, spiega Susan.

Tanta Siria in questo romanzo ma anche tanta Italia rappresentata dai luoghi della Sicilia e da Gianni, giovane fotografo innamorato del Medio Oriente che si imbatte in Leila nel campo profughi di Sabra e Shatila a Beirut e che farà di tutto per aiutarla nel portare a compimento la sua difficile storia d’amore a distanza con Bilal.

Ma la vita dei siriani non è mai semplice. Tra minacce dei servizi segreti, amici convertiti alla guerra santa, torture nelle prigioni di Assad, trattative con i trafficanti di esseri umani in Libia, viaggi sui barconi in mare aperto e il difficile percorso di accoglienza in Italia, “La ragazza di Homs” è un affresco variegato che, attraverso le vicende e i sentimenti di una sola ragazza, parla di migrazione, coraggio, solitudine, amore e amicizia.

twitter@elia_milani