Tabelline sotto le bombe: a lezione nelle scuole “italiane” di Aleppo

“Sette per uno sette, sette per due quattordici, sette per tre ventuno…”. Gessetto in mano, il maestro scrive in colonna i numeri alla lavagna. I bambini lo ascoltano in silenzio seduti tra i banchi rosa e neri. La lezione di matematica è iniziata da 10 minuti. All’improvviso lo scoppio di una bomba poco lontano. La lezione prosegue. Dopo pochi secondi un’altra esplosione. Gli alunni, tutti tra i 5 e i 12 anni, quasi non ci fanno caso. Nel nord della Siria i bambini sono abituati al sibilo e al frastuono delle bombe lanciate dagli aerei e nulla li distoglie dalla lezione. E’ iniziato così il primo giorno di scuola per 456 bambini di Huraytan, città a 11 chilometri da Aleppo.

Un insegnante con gli alunni in una scuola di Aleppo (Ansa)

Un insegnante con gli alunni in una scuola di Aleppo (Ansa)

Alle porte della città che non c’è più, distrutta dagli scontri tra esercito di Assad e gruppi di opposizione, ecco arrivare un barlume di normalità. Si tratta di cinque scuole, aperte grazie agli sforzi di Elisa Fangareggi, giovane avvocatessa di Modena che ha deciso di dedicare la sua vita ai bambini costretti a sopportare l’orrore della guerra siriana. Grazie a Time4Life, organizzazione umanitaria con base a Modena, Elisa è riuscita a portare medicine e istruzione in quell’inferno chiamato Siria.

E se ci stringiamo un po’? – Le scuole, collocate due o tre piani sotto terra, sono state aperte il 15 settembre, pronte ad accogliere 456 ragazzi. “Nel giro di pochi giorni ci siamo ritrovati sommersi di richieste da parte delle famiglie della zona”, racconta Elisa. ” ‘Se si stringono un po’ magari possiamo fare stare più bambini’: è la frase che abbiamo sentito più spesso dall’inizio delle lezioni”, continua. Gli organizzatori hanno cercato di accontentare tutti e ora gli alunni sono 650.

Ibrahim, Mohammed, Alì e Fatima sono quattro fratellini, quasi della stessa età, ma ognuno frequenta le lezioni in una scuola diversa. “I genitori ci chiedono di tenere i loro figli in scuole separate, così in caso di  bombardamento di una scuola c’è la possibilità che uno della famiglia si salvi”, racconta la giovane volontaria madre di due figlie.

Classi separate, ma anche miste. Con i maschi messi a destra e le femmine nei banchi a sinistra. Tutte collocate due o tre piani sotto terra per resistere meglio che si può alle bombe che cadono dall’alto. Le lezioni sono iniziate da più di un mese e finora proseguono con regolarità dalla domenica al giovedì. “I libri di testo li abbiamo recuperati dalle scuole distrutte”, conclude Elisa. “I soldi che stiamo raccogliendo servono per comprare nuovi libri e per pagare i primi stipendi degli insegnanti”.

twitter@elia_milani