Haim Tomer, ex Mossad: “I leader di molti paesi arabi vogliono che Israele elimini Hamas”

Haim Tomer, ex agente del Mossad
Haim Tomer è stato per nove anni un agente del Mossad, i servizi segreti israeliani che operano all’estero. Dal 2007 al 2011 è stato direttore della sezione intelligence dell’ “Istituto” (questo il significato della parola Mossad in ebraico). Dal 2011 al 2014 è stato a capo delle missioni all’estero.  Mr Tomer, dopo la fine della tregua tra Israele e Hamas c’è la possibilità di arrivare a un nuovo cessate il fuoco? Non credo. Penso che il governo israeliano non sia più interessato ad un accordo con Hamas. Ora si va verso violenti combattimenti nel sud di Gaza dove si trova… Continua a leggere


“In ricordo di Davide”: a Betlemme inaugurato un campo dedicato ad Astori

Federico Chiesa gioca con i bambini di Betlemme nel giorno dell’inaugurazione del campo dedicato a Davide Astori (foto Elia Milani)
Un nome e cognome scritti in grandi caratteri neri su un muro dove picchia forte il sole mentre i bambini giocano a calcio divertiti. E’ la dedica a Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso prematuramente oltre un anno fa. Il suo ricordo ha ispirato un progetto che ha portato all’inaugurazione di un nuovissimo campo di calcio in erba sintetica nel cuore di Betlemme, città palestinese poco lontano dalla Chiesa della Natività dove secondo la tradizione cristiana più di duemila anni fa è nato Gesù. Il progetto, ideato da Assist for Peace, è stato realizzato grazie al finanziamento di Cagliari… Continua a leggere


La cupola d’oro e la moschea remota, viaggio nel terzo luogo più sacro per i musulmani

Cupola della Roccia, Gerusalemme (foto Elia Milani)
E’ forse l’edificio più simbolico di tutta Gerusalemme. È la cupola dorata che ogni giorno, riflette il sole che illumina la Città Santa. Gli arabi la chiamano Qubbat as Sahra, la cupola della roccia, simbolo della Gerusalemme musulmana che domina uno dei luoghi più contesi della terra. La cupola è parte della Moschea di Al Aqsa, il cuore di quello che i musulmani chiamano Al Haram al Sharif, la Spianata delle Moschee, considerato dai fedeli il terzo luogo più importante del mondo dopo la Mecca e Medina, in Arabia Saudita. “Una preghiera alla Moschea di Al Aqsa vale come 500 preghiere dette… Continua a leggere


Storia e segreti del Muro del Pianto

Il Muro del Pianto e la Cupola della Roccia, Gerusalemme (foto Elia Milani)
In ebraico viene chiamato Kotel, in inglese è Western Wall, muro occidentale, in italiano è semplicemente Muro del Pianto. Parole diverse per indicare lo stesso luogo, il più sacro per gli ebrei di tutto il mondo.  Ogni anno centinaia di migliaia di turisti e fedeli in visita a Gerusalemme vengono fino a qui. La maggior parte di loro si ferma nella Western Wall Plaza, la piazza di fronte al Muro. La storia e le guerre hanno modificato la geografia di questo luogo. Del muro occidentale costruito da Re Erode, lungo 488 metri, è oggi visibile dall’esterno solo una parte lunga… Continua a leggere


Viaggio nei quattro quartieri della Città Vecchia di Gerusalemme

Vista sulla città vecchia di Gerusalemme dalla Torre di Davide (foto Elia Milani)
Un chilometro quadrato denso di storia. Uno spazio circondato da mura costruite nel XVI secolo dal Sultano Ottomano Solimano il Magnifico che ancora oggi racchiudono i luoghi più sacri per cristiani, musulmani ed ebrei. E’ la città vecchia di Gerusalemme, il cuore di tutta la Terra Santa. Attraversata da strette vie in cui è facile perdersi, la città vecchia è un mondo diviso in quattro, tanti quanti sono i quartieri che la compognono: il quartiere cristiano ruota attorno al Santo Sepolcro; quello musulmano si trova a pochi metri dalla Cupola della Roccia; quello ebraico è a pochi passi dal Muro del Pianto mentre… Continua a leggere


Muri, droga e spazzatura: viaggio a Shuafat, l’unico campo profughi dentro Gerusalemme

L’ingresso del campo profughi di Shuafat (foto Elia Milani)
La macchina svolta a destra, prende una curva e si dirige verso il check point sorvegliato dai soldati israeliani. Alle loro spalle il muro alto nove metri circonda su più lati uno spazio pieno di camion, negozi e venditori ambulanti. “Questa è la terra di nessuno”, ci racconta Marco, 37enne di Bolzano e project manager di Cesvi, Ong italiana attiva in loco. “La vera entrata del campo di Shuafat si trova laggiù”. A darci il benvenuto è quella che in gergo tecnico i lavoratori delle Ong chiamano “transfer station”, una piccola discarica a cielo aperto dove finisce tutta la spazzatura… Continua a leggere


Ebrei e musulmani per una volta d’accordo: niente scommesse sul Mondiale di calcio

Le partite Portogallo-Iran e Spagna-Marocco viste in contemporanea su pc e tv (foto Elia Milani)

Da giorni sono entrato in pieno mood Mondiale. Cerco di non perdermi nemmeno una partita (guardandone anche più di una in contemporanea: una in tv, l’altra sul pc). Forte delle mie convinzioni da pseudo-esperto maturate davanti allo schermo – mentre ascolto telecronache in inglese, arabo, ebraico o francese – ho deciso di scommetere. Questa sera c’è Germania-Svezia e sono convinto che i tedeschi perderanno. Non avendo un account su un sito di scommesse online decido di iscrivermi al portale italiano della Snai: l’obiettivo è puntare sulla vittoria secca della Svezia. Dopo aver complilato il lungo modulo di iscrizione, sullo schermo… Continua a leggere


Al confine tra Israele e Libano: tra bunker antimissile, cecchini e un nuovo muro di protezione

Betzalel Lev-Tov, residente a MIsgav Am, un kibbutz sul confine tra Israele e Libano (Elia Milani)

Betzalel ha 65 anni, una lunga barba grigia e occhiali da sole da cui non si separa mai. “Vedi quella casa laggiù”, mi dice indicando la cima di una collinetta distante 300 metri. “L’hanno appena costruita: dentro ci sono i cecchini”. Betzalel vive a Misgav Am, un piccolo kibbutz nel nord di Israele a pochi metri dal confine con il Libano: 350 residenti e oltre 30 bunker antimissile. “Dentro un bunker puoi vivere tutta la vita”, dice sorridendo mentre scendiamo le scale dirette al rifugio. “Qui c’è tutto: la doccia, un bagno, cibo, la televisione. Ora ci troviamo in un bunker… Continua a leggere


Nazionalisti, pacifisti, bamboccioni e ultraortodossi: giovani israeliani alle prese con la leva militare

Eden e Neriya parlano del loro futuro con occhi sognanti: tra pochi mesi lasceranno le loro famiglie per andare a combattere con Tzahal, l’esercito israeliano. Saranno tre anni di servizio militare per Neriya, due per Eden. “Non abbiamo paura, ora tocca alla nostra generazione difendere la nostra terra”.

Neriya e Eden, studenti del “pre-army program” nella scuola di Kfar Adumim, Cisgiordania

I due ragazzi, entrambi 18 enni, raccontano i loro sogni seduti dentro l’aula di una Mehina (una scuola preparatoria alla carriera militare) mentre tengono tra le mani il loro libro preferito, un volume azzurro sulla storia del Sionismo. Questa scuola si trova a Kfar Adumim, in una terra che gli israeliani chiamano Giudea, che i palestinesi chiamano Palestina e che la comunità internazionale definisce territorio occupato.

Eden e Neriya fanno parte di quella fetta della società israeliana che crede fortemente nei valori della patria e che non vede l’ora di servire il proprio paese così come hanno fatto in passato fratelli, sorelle e prima ancora i genitori.

 

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Ma i libri sul sionismo e il patriottismo che si respira nelle Mehina non sono per tutti. Nonostante uno dei più alti tassi di reclutamento al mondo, molti in Israele si rifiutano di unirsi a Tzahal. Esenti dal servizio militare sono gli arabi con cittadinanza israeliana, le donne sposate o con figli, gli ebrei ortodossi che studiano nelle yeshiva (le scuole ebraiche) o le donne religiose che scelgono il servizio civile. Esente dalla leva anche chi dichiara di essere pacifista o chi dimostra di avere problemi fisici o mentali. Pochissimi sono gli israeliani esenti perchè riconosciuti obiettori di coscienza.
Una di loro è Tamar Ze’evi 20 enne di Gerusalemme che un anno fa ha rifiutato di arruolarsi nell’esercito per motivi politici e che per questo ha trascorso 115 giorni in prigione.
 

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Da Israele arriva la app per combattere il cyberbullismo

Hanan Lipskin, Ceo di Keepers Child Safety   

“Il bullismo c’è da sempre, ma ai tempi dei nostri genitori tutto finiva una volta rientrati tra le mura di casa. Oggi il bullismo è 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Quando un bambino torna da scuola continua ad essere bullizzato attraverso gli smartphone: per lui non esistono più posti sicuri dove rifugiarsi”. Hanan Lipaskin è israeliano, ha 29 anni e fa l’ingegnere informatico a Gerusalemme. E’ lui l’anima di Keepers Child Safety la start up nata un anno e mezzo fa che ha inventato Keepers, una app per combattere il cyber bullismo: un mezzo a portata di… Continua a leggere