Ragazzini vestiti di nero, in fila, uno vicino all’altro. L’insegnante barbuto si avvicina. E inizia a colpire le giovani reclute. Pugni al petto e in pancia. Poi arrivano i calci: colpi alle ginocchia, agli stinchi e al petto. I ragazzi (avranno sì e no 12-13 anni) vengono fatti sdraiare per terra: il maestro li colpisce allo stomaco e li fa rialzare al grido di Allah akbar, Dio è grande. Benvenuti nel campo di addestramento per baby mujahidin “gestito” dall’Isis.
E’ dima’ al jihad 2, il “sangue del jihad 2”, ennesimo video messo online dalla rete terroristica autoproclamatasi stato nel cuore di Iraq e Siria. Il filmato è stato girato nel governatorato di Ninawa, nel nord ovest dell’Iraq all’esterno di un palazzone abbandonato. E’ qui che vanno in scena gli addestramenti delle nuove reclute del Califfo. E dopo il campo per gli uomini (diffuso nel video dima’ al jihad 1) ecco quello per i più giovani, i futuri combattenti al servizio di Al Baghdadi.
I bambini vengono presi a pugni e calci dal loro maestro ma non piangono, qualcuno addirittura sorride. Questi giovani sanno che con questi allenamenti si preparano a diventare eroi o, se saranno fortunati, martiri.
Arti marziali prima di tutto. E’ importante sapersi difendere nel caso un infedele armato di pistola aggredisca un soldato alle spalle. I bambini alti poco più di un metro e 30 vengono trasformati in piccoli ninja in grado di mettere al tappeto fino a nove avversari. Sullo sfondo delle esercitazioni le onnipresenti bandiere nere dello Stato Islamico a dare un’aura di solennità.
Dopo gli esercizi corpo a corpo i baby mujahidin imbracciano un fucile e simulano l’attacco a un avamposto nemico. L’arma è troppo grande per le loro mani ma la cosa non preoccupa nessuno: per questi combattenti in erba si tratta di un gioco, un modo per imitare le imprese di fratelli e parenti più grandi che in battaglia ci vanno per davvero. Ed è questo che gli istruttori vogliono inculcare nella testa delle loro reclute: non solo insegnamenti pratici (come usare un fucile o liberarsi dalla presa di un nemico) ma anche, e soprattutto, vivere la guerra come fosse la normalità, abituare le giovani orecchie – già assuefatte al suono di bombe e proiettili – al rumore della paura e dello scontro sul campo.
L’esercitazione continua. Oltre la collina la spedizione dei piccoli mujahidin termina con la cattura dei nemici: bambini della loro età che, nell’addestramento, interpretano il ruolo dei prigionieri. Perché fin dalla tenera età bisogna imparare ad avere a che fare con il nemico sconfitto.
Ma i bravi guerrieri del Califfato devono anche sapere pregare e invocare Allah. Il capo istruttore barbuto, che compare più volte nel video per scandire e spiegare le varie fasi dell’addestramento, ripete l’importanza della religione mostrando un baby soldato che intona l’adhan, la chiamata alla preghiera.
Guerra e religione. E’ stato solo un allenamento per ora. Ma presto questi ragazzini senza barba verranno mandati sul campo di battaglia per davvero. Saranno loro a sparare a chi minaccia il Califfato. Saranno loro a catturare i soldati sconfitti. Saranno sempre loro a tagliare la testa a quei nemici che fin dalla tenera età hanno imparato ad odiare.
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