In fuga dalla guerra con una Play Station sotto braccio: una storia dalla Libia

(Reuters)

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Cosa porteresti con te se dovessi scappare da una città bombardata? Quale oggetto metteresti sotto braccio e porteresti fuori dalla tua casa che sta per essere presa di mira dai soldati dell’Isis? Può sembrare una domanda difficile. Non per Ahmed e Bilal due ragazzi libici che vivono a sud di Tripoli. Loro la guerra la vedono tutti i giorni. La Libia dei sequestri, dell’Isis, e delle milizie jihadiste la respirano ogni mattina nelle strade del loro quartiere. E quando i due sono stati costretti a scappare dalla loro città non hanno avuto dubbi: hanno portato con sé solo la loro… Continua a leggere


Viaggio al confine tra Macedonia e Grecia, il fronte più caldo del sud Europa

 Europa alla frutta
“Fa freddo, ma almeno non piove”. Quindici giorni fa la più grande preoccupazione di Hussein Alì era legata al clima. Questo ragazzo alto e con gli occhi sorridenti – afghano sciita di Kunduz – camminava tranquillo insieme a due amici tra le tende del campo profughi di Gevgelija, in Macedonia.   Il muro di filo spinato a Idomeni, al confine tra Macedonia e Grecia (Ansa) “Nella mia città i talebani e l’Isis vogliono tagliare la testa a noi sciiti”, raccontava subito dopo aver attraversato il confine. Nelle sue parole la preoccupazione per la sua famiglia rimasta a Kunduz, nei suoi… Continua a leggere


Whatsapp, Gps, Facebook e Viber: la “smart fuga” di un gruppo di giovani siriani

Mohammed avverte via whatsapp i suoi amici rimasti in Grecia. Yazad si cuce il passaporto addosso per non rischiare di perderlo durante la lunga camminata. Moammar e Anas controllano continuamente la posizione del confine con il loro gps. Intanto Ammar apre il Corano e inizia a pregare. Per questi giovani siriani fuggiti da Damasco a inizio settembre il sogno è sempre più vicino. In 10 giorni hanno attraversato Turchia, Grecia, Macedonia e Serbia: a piedi, in gommone o a bordo di pullman affollati dove è difficile anche solo respirare. Ora si stanno preparando per entrare in Europa. Con i loro smartphone… Continua a leggere


Lo Stato Islamico compie un anno: i primi 365 giorni del Califfato nero

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2015/04/29/isis-il-califfato-rilascia-certificati-di-nascita.-foto-shock-neonato-con-bomba-e-pistola-_368a5ae2-a919-49ff-8e82-7f69b4288233.html

Jarrah, bambino nato nello Stato Islamico il 23 aprile scorso: accanto a lui il certificato di nascita, una bomba a mano e una pistola (Twitter)

Sulla strada dissestata che da Byblos porta a Beirut un tweet ci informava della nascita dello Stato Islamico. Era il pomeriggio del 29 giugno di un anno fa. Ero arrivato in Libano due giorni prima e dopo un pomeriggio di mare sulle spiagge di Jounieh un cinguettio mi riportava alla realtà: 140 caratteri in cui sentivo per la prima volta la parola Daesh, acronimio di Dawla Islamiyya fi Iraq wa Sham, Stato Islamico in Iraq e Siria. Non potevo immaginare che da allora quel nome – in tutte le sue varianti: Isil (Islamic State of Iraq and the Levant), IS (Islamic… Continua a leggere


Libri e shari’a: ecco come funziona la scuola nello Stato Islamico

Guerra e decapitazioni. Barbe lunghe e kalashnikov. Campi d’addestramento e martiri. Ma l’Isis non è solo questo. Il consolidamento dello Stato Islamico parte dai banchi di scuola. E’ nelle madrase che dal giugno scorso si studia su libri nuovi, volumi epurati dalla gerarchia dell’Isis per essere conformi ai dettami della shari’a.

I libri di fisica e di chimica contengono molte leggi empie, dobbiamo stare attenti a non contaminare le menti dei bambini che studiano nei territori controllati dall’Isis”, ha raccontato al sito Syria Deeply Balqis, una ex professoressa di Raqqa, la città siriana capitale del Califfato nero.

E’ da questa città che il nuovo “verbo” viene diffuso. E’ qui che inizia la formazione dei nuovi insegnanti e una “rivisitazione ed epurazione” dei programmi di studio tradizionali. Perchè dall’insediamento del nuovo Califfo, matematica, fisica, storia e chimica si studiano su libri rivisti e corretti in modo da non contraddire le leggi di Allah.

Prima dei campi di addestramento militare, sono le pagine dei nuovi libri che plasmano la mente e il cuore dei jihadisti di domani. Aboliti i curriculum precedenti, i residenti hanno dovuto bruciare i vecchi manuali scolastici oggi considerati una violazione della legge divina. Chi non si è voluto piegare alle nuove regole è stato costretto a scappare.

Una sezione femminile di una scuola a Raqqa (Al Shurfa)

Una sezione femminile di una scuola a Raqqa (Al Shurfa)

Chi garantisce il rispetto delle norme è la Brigata al Khansaa, un gruppo di sole donne nato dopo la nascita del Califfato. Questo gruppo ha organizzato a Raqqa un seminario per  la formazione degli insegnanti a cui ha partecipato anche Balqis, la ex professoressa siriana poi fuggita in Turchia, da dove ha raccontato la sua storia.

Per 6 mesi noi insegnanti non abbiamo ricevuto lo stipendio dal governo. Mio marito è stato arrestato dall’Isis. Ho deciso di unirmi al gruppo insegnanti dello Stato Islamico: pensavo che se avessi collaborato con loro mio marito sarebbe stato liberato…e poi avevo bisogno di guadagnare qualcosa per la mia famiglia e i miei figli… Tutto è diventato più costoso dopo l’inizio dei bombardamenti della coalizione.

Sono andata al Centro educativo della città ora rinominato “Institution of Ayesha Om al-Moamneen” (il nome della moglie di Maometto). C’era un forte profumo di incenso e niente era più come prima. Tutti i libri erano stati portati via, tutto era coperto con drappi neri…gli unici libri che si potevano trovare erano volumi sulla giurisprudenza islamica […] C’erano molte copie di un libro chiamato “La guida del credente”, che veniva distribuito insieme ad altri libricini su temi religiosi. Prima in quel posto c’era un teatro adibito a eventi culturali, ora c’è un grande tavolo sommerso di libri sul monoteismo, la giurisprudenza e altre materie islamiche.

Dopo 10 minuti un gruppo di donne è entrato nel teatro indossando un chador, un vestito che copre tutto il corpo come quelli che si usano in Afghanistan, molto diverso da quelli che usiamo in Siria. Una delle donne si è alzata il velo mostrando il volto. Ha posato la sua pistola sul tavolo mentre le altre donne rimanevano in piedi accanto a lei, armate, senza mostrare il loro viso. La situazione era tesa e avevamo paura. Una di loro ci ha consegnato alcuni fogli su cui si trovavano le nuove istruzioni da seguire nelle scuole. La donna ha iniziato il suo discorso recitando alcuni versi del Corano. […] si esprimeva in arabo classico… parlava del ruolo dell’Isis […] nel contrastare l’Occidente e gli infedeli. Poi ha parlato dei doveri di noi insegnanti. Il suo tono è diventato più tagliente… è diventato ancora più duro quando si è messa a parlare della blasfemia dei vecchi programmi di insegnamento.

Bambini in una classe a Deir al Zur, città sotto il controllo dello Stato Islamico (Al Shurfa)

Bambini in una classe a Deir al Zur, città sotto il controllo dello Stato Islamico (Al Shurfa)

La donna ripeteva che i nostri libri di poesia […] i libri di scienze erano pieni di bugie, blasfemia e manipolazioni…diceva che in quei testi la creazione di Dio era stata corrotta per propositi mondani… […] diceva che la genetica e la teoria di Darwin non hanno niente a che fare con la verità ma che erano un modo per mettere in discussione e indebolire il nostro credo in Dio. Ha detto lo stesso della fisica e della chimica, materie che contengono molte leggi impure. Ci ha ripetuto che dobbiamo stare attenti a non corrompere le menti dei nostri bambini.

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L’Isis in Libia e il rimpianto del dittatore: “Se ci fosse Gheddafi…”

Di fronte ai tagliagole dell’Isis ci si scopre filo dittatori. “Se Gheddafi fosse vivo l’Isis non sarebbe a un passo dall’italia”, si dice. Si rimpiange il pugno di ferro del leader della ex Jamahiriyya e i suoi rapporti privilegiati con l’Italia. Perchè di fronte al terrore di essere invasi da incappucciati con coltellacci tra le mani, prevale l’istinto di sopravvivenza. E’ il trionfo della realpolitik, la politica concreta che non lascia spazio alla morale. Le violenze e le torture di Gheddafi sui libici passano in secondo piano. A guidarci ora è la paura, quella che ci fa immaginare le porte di casa nostra abbattute da miliziani che sognano l’espansione del Califfato nero fino alle porte di Roma.

Il leader della Jamahiriyya Muammar Gheddafi (1942 - 2011)

Il leader della Jamahiriyya Muammar Gheddafi (1942 – 2011)

 

Uno scenario anticipato dallo stesso leader libico in una delle sue ultime interviste nel marzo 2011, sette mesi prima di essere ucciso. “Il regime qui in Libia va bene. E’ stabile. Cerco di farmi capire: se si minaccia, se si cerca di destabilizzare, si arriverà alla confusione, a Bin Laden, a gruppuscoli armati. Migliaia di persone invaderanno l’Europa dalla Libia […] Ci sarà una jihad di fronte a voi, nel Mediterraneo. La Sesta Flotta americana sarà attaccata, si compiranno atti di pirateria qui, a 50 chilometri dalle vostre frontiere. Si tornerà ai tempi di Barbarossa, dei pirati, degli Ottomani che imponevano riscatti sulle navi. Sarà una crisi mondiale, una catastrofe che dal Pakistan si estenderà fino al Nord Africa. Non lo consentirò!”. Continua a leggere



Terrorismo nel Pacifico, l’Isis alla conquista dell’Indonesia

Bandiere nere che sventolano, ragazzi in moto che urlano il nome di Allah. Non siamo per le strade di Raqqa, cuore dello Stato Islamico, ma a Makassar, città di Sulawesi, una delle più grandi isole dell’Indonesia.

Il corte pro-Isis per le strade di Makassar, Indonesia (Twitter)

Il corte pro-Isis per le strade di Makassar, Indonesia (Twitter)

Nel paese musulmano più grande del mondo – che conta oltre 200 milioni di fedeli a Maometto – va così in scena uno dei più grandi cortei marchiati Isis mai visti, un atto di sottomissione e affiliazione al Califfo Abu Bakr Al Baghdadi. Si è trattato di una processione di motociclisti con caschi, maglie, cappellini e bandiere neri che di bianco hanno solo la scritta “non c’è altro Dio all’infuori di Allah”.

In sottofondo, oltre all’onnipresente musica usata nei video “ufficiali” dello Stato Islamico, si sentono voci che urlano “Allah u akbar” o ripetono con ossessione “Dawla al Islam baqiyya”, “lo Stato Islamico è qui per restare”.

Il corte pro-Isis per le strade di Makassar, Indonesia (You Tube)

Il corte pro-Isis per le strade di Makassar, Indonesia (You Tube)

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Gli attentati dei jihadisti fai-da-te: dalla strage di Tolosa all’attacco di Sydney

Cani sciolti, jihadisti fai-da-te che al grido di “Allahu akbar” disseminano terrore e morte in tutto il mondo. Sono i terroristi della porta accanto che, seguendo l’appello dei leader estremisti, con una macchina, un coltello o a colpi di khalashniokov seminano morte.
Uno di loro era Mohammed Bouyeri, 26enne olandese di origine marocchine, il ragazzo che la mattina del 2 novembre 2004 uccise a colpi di pistola Theo Van Gogh, regista e nipote del famoso pittore. Bouyeri disse di aver agito per difendere il nome di Allah e per protesta contro Submission, il breve documentario che Van Gogh aveva girato poco tempo prima sulla condizione delle donne nella cultura islamica. Nel film – che fu ritirato per le proteste e i disordini che causò – erano citati alcuni versi del Corano scritti sui corpi nudi delle protagoniste, che secondo gli autori della pellicola legittimerebbero l’autoritarismo degli uomini nei confronti delle donne.
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Un altro mujahidin solitario al servizio di Allah era Mohammed Merah, 24enne di origini algerine autore della strage di Tolosa del marzo 2012. Un carrozziere ben educato che si autodefiniva un combattente affiliato ad Al Qaeda: uccise tre soldati francesi, tre studenti e un insegnante in una scuola ebraica registrando le sue imprese con una telecamera. Il suo furore religioso gli permise di tenere sotto scacco tutta la Francia per 32 ore, asserragliato nel suo appartamento armato fino ai denti. Le teste di cuoio lo uccisero proprio come lui voleva, come uno shahid, un martire, con un’arma tra le mani.

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Isis, “largo ai giovani”: il campo di addestramento dei baby mujahidin

Bambini soldato nel campo di addestramento dell'Isis (You Tube)

Bambini soldato nel campo di addestramento dell’Isis (You Tube)

Ragazzini vestiti di nero, in fila, uno vicino all’altro. L’insegnante barbuto si avvicina. E inizia a colpire le giovani reclute. Pugni al petto e in pancia. Poi arrivano i calci: colpi alle ginocchia, agli stinchi e al petto. I ragazzi (avranno sì e no 12-13 anni) vengono fatti sdraiare per terra: il maestro li colpisce allo stomaco e li fa rialzare al grido di Allah akbar, Dio è grande. Benvenuti nel campo di addestramento per baby mujahidin “gestito” dall’Isis.

E’ dima’ al jihad 2, il “sangue del jihad 2”, ennesimo video messo online dalla rete terroristica autoproclamatasi stato nel cuore di Iraq e Siria. Il filmato è stato girato nel governatorato di Ninawa, nel nord ovest dell’Iraq all’esterno di un palazzone abbandonato. E’ qui che vanno in scena gli addestramenti delle nuove reclute del Califfo. E dopo il campo per gli uomini (diffuso nel video dima’ al jihad 1ecco quello per i più giovani, i futuri combattenti al servizio di Al Baghdadi.

I bambini vengono presi a pugni e calci dal loro maestro ma non piangono, qualcuno addirittura sorride. Questi giovani sanno che con questi allenamenti si preparano a diventare eroi o, se saranno fortunati, martiri.

Nel campo di addestramento dell'Isis (You Tube)

Nel campo di addestramento dell’Isis (You Tube)

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Guerra e statue, le sculture sulla spiaggia che ricordano le bombe

Una spiaggia, tante statue. Fragili, come la sabbia. Come la vita dei ragazzi e delle ragazze di Gaza. Sono le sculture realizzate da Ayad Sabah, artista palestinese che con ferro, stracci e creta ha plasmato i volti e le membra di uomini, donne e bambini palestinesi. Tutti senza espressione, tutti immortalati nell’atto di scappare. Una fuga dalle bombe lanciate durante la guerra con Israele, quella “Operazione Margine di protezione” che ha causato la morte di 2100 palestinesi (500 bambini) in un conflitto iniziato l’8 luglio scorso e durato 50 giorni. I volti inespressivi delle statue guardano nel silenzio. La vernice… Continua a leggere